Lettera d’odio

Ciao stupido ghostwriter.

Aspetta, non cestinare l’email, sono fatto così, sono diretto, non mi sognerei mai di dirti buongiorno, non ho mai augurato buongiorno a nessuno, io.

Ti do dello stupido perché perdi tempo a scrivere sonetti e biografie inventate, mentre il mondo ha bisogno d’altro, di sano odio, che alla fine è solo un amore ipocrita, quello che usi tu per condire il tuo lavoro.

Ti ho scritto solo per dirti che il tuo amore ipocrita puoi ficcartelo sai bene dove. Io non ho bisogno che tu mi scriva qualcosa, sono capace di scrivere, io, non ho bisogno di queste mezze calzette di ghostwriters, che si abbassano a scrivere per gli altri su commissione, e per di più dietro compenso. Vergognati!

Ma perché scrivo a te e non al sindaco o al vescovo? Perché la mia ragazza è una ghostwriter, ecco perché. Ci siamo lasciati ieri sera. Non è stata una rottura ufficiale, ma non ci siamo dati appuntamento e questo vuol dire molto, perché lei segnava sempre i nostri appuntamenti nella sua agenda di lavoro. Fra una biografia e una brochure. Lei lo stesso ipocrita amore che usa per i suoi ignobili scritti lo usa anche con me. Ignobili, sì, sarei capace anch’io di scrivere come lei. Lei mi usa come cane di compagnia, quando deve distrarsi un po’, ma lo vedrebbe anche un cieco che non mi vuole bene veramente.

Sai cosa farò, allora? Farò anch’io il ghostwriter, come voi due, scriverò una lettera d’odio commissionata da me stesso e senza compenso, se non quello di liberarmi di lei, di te e di tutti quelli che scrivono cose finte per finta.

Le scriverò che il mondo non ha bisogno di scrittori, e quindi nemmeno di lei. Ha bisogno di tante cose, ma non di blog, di libri, di biografie, nemmeno di thriller, perché la vita è già un thriller e chi legge quelle cose è sicuramente un masochista.

La scriverò e glie la manderò specificando che ti conosco e ti leggo e così ho avuto conferma che i ghostwriter sono falsi, ma d’altra parte quando esco al mattino di casa vedo falsità dappertutto, la leggo già nelle facce della gente. È così facile vedere la falsità, basta spogliarsi dei pregiudizi che ci portiamo dentro. I pregiudizi nutriti dai vostri amori ipocriti, di voi ghostwriters e di tutti quelli che predicano tolleranza. Se ti togli dalla testa che il motore del mondo è il bene comune, ecco, le persone ti si rivelano per quello che sono, sono limpide e trasparenti. Io ho guardato la mia ragazza, mi sono liberato dal pregiudizio dell’amore e mi sono accorto che non sono una priorità per lei. A colazione lei guarda il cellulare, a pranzo fuori guarda il cellulare, va in bagno, anche, col cellulare, perché ha questi contatti del terzo tipo con il suo mondo finto di gente che vuole che scriva cose finte. Non si è proprio accorta di essere diventata finta a sua volta.

Quindi, stupido ghostwriter, non so se hai una ragazza, ma se non ce l’hai è meglio che non la cerchi, alla luce delle cose che ti ho detto. E forse un giorno ti dirò buongiorno, se solo ammetterai di essere finto, ma questo sarebbe il meno, il fatto è che la finzione esce dal tuo lavoro e te la porti dietro anche nella vita. Penso che il mondo sia fatto così, è nel dna, la finzione è necessaria alla sopravvivenza della specie. Forse che un camaleonte non si finge corteccia, quando sente il pericolo? L’importante è ammetterlo e allora io e te e la mia ragazza potremo guardarci in faccia senza abbassare gli occhi.

Potrebbe arrivarmi, un giorno non lontano, un messaggio di questo tipo. E non saprei come replicare, se non col fatto che a scrivere mi diverto. In quanto al mondo e all’ipocrisia d’amore, che si fottano. 

 

Il sonetto di San Valentino

ciao, Robi alla seconda,

sono un ragazzo che ama una ragazza.

Questa ragazza fa il liceo classico e io ragioneria e fra qualche giorno è San Valentino. So che a prima vista non ci troverai nulla di strano, anche se i suoi genitori sì; mi guardano di traverso e lo so perché. Loro hanno una fabbrica e mio padre è operaio, ma non è per questo che ti scrivo.

Vorrei che tu scrivessi una poesia per me, perché per San Valentino a una ragazza che fa il classico non posso regalare una partita doppia. Vorrei dedicarle un sonetto, solo che buonanotte, non ho idea di cosa sia. Me ne ha parlato Laura, perché a Laura piacciono molto i sonetti. Laura è il nome della mia ragazza. Spero che tu sia capace di scrivere un sonetto, non conosco nessuno che possa scrivere sonetti. Conosco un poeta dialettale e un cantante country, poi c’è il mio vicino di casa, ma mi ha detto che scrive solo in endecasillabi e scusa lo sfogo, ma sono proprio disperato, perché so che un sonetto alla mia ragazza piacerebbe molto.

So che i sonetti piacciono molto anche a sua madre, magari se porto un sonetto non mi guarderà più in modo strano. La mia è morta, ma sono sicuro che anche a lei sarebbe piaciuto un sonetto, perché era una persona molto sensibile. Comunque, anche senza sonetti, mia madre non mi guardava mai in modo strano e ogni sguardo parlava e mi diceva cose belle.

Anche mia madre si chiamava Laura, ma Laura e Laura a parte il nome sono completamente diverse. Fisicamente, intendo.

Ti suggerisco quello che vorrei esprimere in questo sonetto, vale a dire che ti do una traccia e tu dovresti svilupparla. In questo sonetto voglio dire che vado per campi, perché io abito in periferia e per me è un attimo scendere e trovarmi in un terreno, che è proprietà privata e una volta il padrone voleva spararmi, ma questa è un’altra storia e magari, quando lavorerò, ti farò scrivere un sonetto a parte. Io quando cammino cammino piano, come sulle uova, perché guardo se c’è traccia di pneumatici, o stivali di cacciatori, che poi sono sempre i padroni del campo.

In un certo senso mi nascondo, scappo via, perché mio padre se mi guarda troppo in faccia qualche volta mi domanda qualcosa. Fa finta di niente, ma si vede lontano un miglio, che sono innamorato. Mangio di malavoglia e rido poco, per lo più sto chiuso in camera. Ormai lo sanno anche i muri, del mio tormento. E infatti, anche se scappo o mi nascondo, non scappo dal pensiero di Laura, nella mia testa non c’è che lei. Anche se vado dove intorno non c’è più nulla, nemmeno una casa, nemmeno un suono, quasi. E sulla cima di un monte o nel cuore di un bosco non starei meglio e sentirei il cuore martellare e non per paura.

Questo sonetto vorrei regalarlo il 13 febbraio o il 15, perché il giorno di San Valentino sarebbero troppo chiare le mie intenzioni. Fammi un preventivo, per favore. Considera che io studio e a mio padre finisce il contratto a fine mese e gli hanno già detto che non glie lo rinnoveranno.

Questa richiesta non è ancora arrivata, ma San Valentino si avvicina.