Il cacciatore di mefisti

Che mi prenda un colpo se non sei quel Robialquadrato che ho incontrato durante un raduno di strommisti sul lago di Garda.

Mi ricordo di te, più che un centauro mi sembravi un palombaro. Gran giorno, quello. Ho una foto in cui ci sei tu che mi aiuti a risollevare la moto, dopo che mi eri venuto nel culo. Ti avrei ucciso, però siamo legati dalla solidarietà dei centauri e quindi va bene, ci sta tutto, anche i tamponamenti fra motocicilisti.

Proprio in nome di questa solidarietà ti scrivo, sicuro che mi darai una mano. Quando ho visto il tuo sito ho sentito che era stato uno spirito guida a portarmi a te, vedi come è tutto concatenato? Se tu non mi fossi venuto nel culo io adesso non sarei qui a domandarti di collaborare con me.

Non so se te l’avevo detto, ma sono un cacciatore di mefisti, ne ho uno dipinto con l’aerografo sul serbatoio della moto. In seguito alla caduta si è sfregiato un occhio, ma così risulta anche più inquietante, mi piace.

Sto creando un sito dove spiego il mio lavoro, che è molto particolare, non so se lo conosci, in Italia ce ne saranno dieci si e no, di cacciatori. Un paio prossimi alla pensione, mi sa.

Noi tutti, esseri umani, intendo, siamo sempre accompagnati da un mefisto, anche quando non lo sentiamo. Il mefisto è sempre in stato di letargo, diciamo, ma si risveglia quando decidi di compiere un’azione riprovevole, come l’omicidio di tua moglie o una rapina o un rapimento. Questo per capirci.

C’è un breve attimo in cui il mefisto è visibile ed è quando sei prossimo al crimine. Ovviamente per vederlo in modo significativo ci vogliono gli occhiali a raggi hell, che costano un sacco e bisogna farli arrivare dall’Australia, qui non li trovi.

Il compito che di solito viene assegnato a un cacciatore di mefisti è infiltrarsi fra la folla durante una festa, una manifestazione, una riunione di condominio particolarmente agguerrita, per capire le intenzioni di un individuo attraverso l’apparizione del mefisto.

Vorrei una mano per la costruzione del mio sito, per descrivere chi sono e cosa faccio, perché trovo ancora molto scetticismo nei confronti di questa attività. In questo modo darò modo a tutti di documentarsi meglio, chiedere, informarsi. Ovviamente non basta un paio di occhiali per fare questo mestiere, ci vuole molta sensibilità, un fiuto da investigatore e una buona mira, bisogna sapere dove e come muoversi, altrimenti di mefisti non vedi l’ombra, nemmeno con gli occhiali a raggi hell.

Ti darò di volta in volta un tema da sviluppare, per esempio, una delle domande più frequenti che mi faranno sarà: come si annienta un mefisto?

Non ci crederai, ma per vanificare l’azione di un mefisto occorre una crostata di marmellata, preferibilmente di frutti di bosco. In breve tu ti stai aggirando fra la folla, con questa torta, ben protetta dalla carta. Vedi un mefisto vicino al palco dell’oratore, ecco: qualcuno vuole compiere un’azione malvagia: quando individui il mefisto accanto a lui devi essere pronto e veloce, scartare la torta, lanciarla e colpirlo in pieno. Il malintenzionato privato del mefisto sentirà prima un senso di leggerezza, poi di euforia, applaudirà e si metterà a lanciare fiori.

Ovviamente c’è qualche controindicazione; la torta risulterà contaminata, quindi bisogna raccoglierla con una paletta e ficcarla in un sacco nero della spazzatura e chi è stato colpito dagli schizzi, anche solo di striscio, viene isolato e gli viene spremuto un limone sulla testa, per uccidergli sul nascere pensieri cattivi.

Se  mi aiuti a fare il sito di darò il dieci per cento dei primi dieci mefisti che catturo, e credimi non è poco, perché è facile che mi chiami un’amministrazione o un governo e allora sono soldoni.

Con questo, vecchio mio, aspetto tue notizie in merito, mi piacerebbe a proposito che venissi al raduno di primavera, però questa volta stai davanti tu, non vorrei rovinare definitivamente il mio mefisto sul serbatoio.

Lamps!

 

Intanto ti ho spedito una crostata con marmellata, torna sempre utile. Fatta in casa: è più efficace?

 

goethe-1064701_640

Il gatto del misfatto

Buonasera, Robialquadrato, buonasera,

sotto questa luna blu stiamo tutti col naso all’insù. Oppure: il cuore come un ananas fai a fette come se fossero tante sottilette.

Questo per introdurmi. Se permetti mi presento. Sono cantautore, cantante, cantattore, musicista, compositore, musicologo, drammautore, composicista, recitamusico. Incido dischi, canto ai matrimoni, faccio tour dappertutto, dal Corcovado a Helsinki. Creo versi a spron battuto, scrivo note a occhi chiusi, musica e parole per me non hanno segreti. Almeno così credevo fino a oggi, quando la figlia di una cara amica della zia del mio vicino di ombrellone, persona molto nota e facoltosa, mi ha chiesto di scrivere una breve composizione in morte del suo gatto.

È stato un terribile incidente. Uribe – questo il nome del defunto – stava rincorrendo una donnola, quando è stato investito dalla Ferrari del fidanzato di sua sorella, che stava tornando da una scampagnata in montagna, con un sacchetto di funghi che poi sono risultati velenosi.

Questo ragazzo era veramente dispiaciuto e per sdebitarsi ha lasciato i funghi al cuoco di questa ragazza, la padrona di Uribe, intendo, ma capisci bene che un cesto di funghi, velenosi oltretutto, non possono che aggravare il dolore.

Allora la ragazza mi ha chiesto di accompagnare con la chitarra un testo che dovrò scrivere e che leggerà l’investitore, al cospetto del feretro, un testo che nella parte di prefazione rievochi con linguaggio epico l’incidente, e poi nel contenuto magnifichi le virtù dell’animale scomparso.

Ora, caro collega, ho questo conflitto di interessi. Io non posso scrivere un testo in memoria di Uribe, perché sono felice, maledettamente felice, è uno dei giorni più belli della mia vita, Uribe è morto e io sono rinato.

A luglio, quando ero al mare, si presenta questa ragazza, era venuta a Forte dei Marmi apposta da Santo Stefano al Mare, solo per salutare la zia di questo mio vicino di ombrellone, che però aveva avuto un grosso problema dopo pranzo, un’improvvisa reazione ai crostacei che l’aveva portata dritta al pronto soccorso. Mente il mio vicino raccontava la sventura alla ragazza, che continuava a esclamare mi dispiace oh come mi dispiace, il gatto che teneva in braccio, Uribe, si è tuffato sulla sabbia, si è guardato intorno, poi con noncuranza ha dato una zampata allo spartito che stavo scrivendo, lacerando le prime due battute del mio valzer in sol maggiore Sulle cime dei monti castani. L’ho cacciato con la mano, una reazione naturale, mi capisci, allora la ragazza ci è rimasta male e io mi sono scusato più volte, finché non le è tornato il sorriso.

Poi è arrivata la zia, ancora pallida, che si era fermata ombrellone dopo ombrellone a raccontare quanto era stata vicina alla morte. Arriva da noi e ricomincia con il massaggio cardiaco, il defibrillatore, l’estrema unzione e tutti ascoltavamo fintamente atterriti, perché conoscevamo bene la propensione della zia a drammatizzare le sue vicende. Io e il mio vicino ci scambiavamo qualche sguardo divertito e intanto, cosa fa Uribe? Svuota la mia Sacca dell’Artista. Conteneva il mio ultimo lavoro, che dovevo consegnare entro due settimane alla casa discografica. Risultato, contratto saltato, penale da pagare. Le mie composizioni se ne erano volate via e il gatto si era divertito a rincorrerle e a farle a pezzi con le unghie e con i denti.

Ora, più che un’invettiva non riuscirei a scrivere. La ragazza non mi ha mai chiesto scusa, anzi quando si è accorta del misfatto è scoppiata a ridere. E ho pensato proprio a come aveva riso, quando ho saputo dell’incidente e mi sono detto: ridi, ridi, adesso.

La ragazza mi pagherà bene, penso che sia anche per sdebitarsi un po’ dei danni che ha fatto il suo gatto. Forse un giorno lo perdonerò, ma credimi, ora non ci riesco e per questo ti prego di scrivere al posto mio. Ti basti sapere che era un felino comune, europeo, tutto bianco eccetto che un cerchio nero intorno all’occhio. Aveva quattro anni, il fiore dell’età, dicono. La Ferrari se ti può interessare era gialla, correva sotto un viale di cipressi ed era molto più giovane del gatto, era appena stata ritirata dalla concessionaria.

Con queste note ti saluto e ti ringrazio. Dimmi se vuoi il bonifico o qualche altra forma di pagamento. Vado a finire una mazurka, l’ho intitolata Uribe perché mi ricorda il gatto del misfatto.

Anche se non lo sai, tu desideri davvero che scriva qualcosa di bello per Uribe.