Rosso Tiziano

stimatissimo Robialquadrato,

ti immagino alto, ma non troppo, con le gambe storte e con le orecchie e il naso color rosso Tiziano. Con i piedi molto lunghi, sempre coperti da fantasmini rossi e blu elettrico.

Immagino anche che quando scrivi ti escano delle parole azzurre e gialle, un giallo caldo, come quello che si usava per le automobili negli anni ’70.  È una mia impressione personale, l’impressione di un artista.

Vorrei da te una brochure, la faremo rossa e gialla. Con una pennellata rosso Tiziano che l’attraversa, una pennellata come una distrazione, un colore scappato di mano mentre ci si girava a salutare qualcuno.

Espongo a Roma, in aprile. Penso che sarà una delle mie ultime mostre. Non so se mi conosci, ho attraversato il parallelismo, l’ultrascientismo positivista, il periodo bianconero. Ora vorrei fare una cosa tematica, presentando al pubblico la mia ultima produzione, dove emerge un minimalismo che sfocia nel nichilismo organico.

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Il fatto è che non mi ero mai accorto di essere un minimalista, anche dentro gli altri periodi. Pensa che persino quando rifiutavo il colore, mi svegliavo una bella mattina e tiravo sulla tela due piccole pennellate di giallo e dopo ci mettevo dentro una briciola o una macchiolina di caffè zuccherato. Poi la mettevo da parte come una burla, uno scherzo che facevo a me stesso, alla mia vanità, solo adesso mi sono accorto che quella è in realtà la mia produzione più importante. Io sono quello!

Tanto per farti capire, sappi che per le mie tele uso solo un paio di grammi di giallo, blu e rosso veronese, il resto lo lascio fare alla tela grezza e a quello che ci appiccico sopra, per lo più minuscole particelle organiche.

Stanno spesso a sinistra e verso il basso, per aiutare la visione. Talvolta occorre una lente. Sono per lo più ricordi di vita. L’unghia di un alluce del 1981, oppure una mosca che uccisi a Tunisi nel 1970, con uno scacciamosche sporco di rosso Tiziano. Questa mosca si era posata sulla tela e io paf, la fissai per sempre, quasi in centro.

È un quadro molto famoso, l’avrai sicuramente visto sulle copertine di qualche libro di scuola. Intorno alla mosca è stampata la trama della rete di plastica, che avevo impresso con il colpo. Dell’insetto rimangono le ali, ben posizionate, e una macchiolina nerastra, simile a un guscio. Ho dovuto fare un trattamento conservante.

Ti dico queste cose giusto per darti un’idea, perché se accetti l’incarico dovrai scrivere queste piccole didascalie. Un altro richiamo che vorrei mettere nella brochure riguarda il quadro intitolato “Soffio”, dove ho incollato su fondo azzurro, colore molto limitato ovviamente, un fazzolettino al mentolo, intriso del muco del mio naso. È un’opera del 1987, in quel periodo mi era appena morto Ringo, il mio mastino, quindi sul fazzoletto ci sono anche delle lacrime, ovviamente invisibili.

Nel 1956 rifiutai uno dei biscotti che aveva cotto mia madre nel forno, però mi dispiaceva rimetterlo insieme agli altri, mi sembrava un sacrilegio, come mi sembrava un sacrilegio divorare un’opera di mia madre. L’ho sempre conservato ed è diventato un quadro 100 x 70, ma questo molto tardi, era il 1999. Mia madre ha fatto in tempo a vederla ed era molto orgogliosa, però non ho mai capito se di me o del suo biscotto, non è divertente?

Poi vorrei mettere un’ultima cosa, che mi piace molto, è un pelo di barba in un’ovale di tela grezza. Gli angoli sono sporcati con rosso Tiziano e ocra. Il pelo è bianco, è un’opera del 2013. Ho dovuto disegnare un piccola freccia (rosso Tiziano) per indicarlo, perché bianco su bianco, chi lo vede?

Come vedi sono un po’ disordinato nella mia esposizione, è per questo che ti chiedo aiuto. La mostra si chiamerà “Io” e chi la visiterà guarderà la mia vita, nelle sue parti più intime. Coglierà i miei sentimenti, i miei stati d’animo fossilizzati.

Naturalmente conto sulla tua collaborazione. E naturalmente sei invitato alla mostra.