La sindrome del semaforo verde

Cremona è la mia città ed è famosa per le tre T.

Che sono Torrone, Torrazzo e Terrapieno, infatti non sembra, ma Cremona è piena di terrapieni e di torroni, mentre di Torrazzo ce n’è solo uno, ma è molto grosso e alto. Cremona è anche famosa per le strade molto strette, perché né nel periodo romano né in quello medievale nessuno aveva previsto l’avvento dei suv e c’erano parcheggi solo per le bighe.

Tuttavia, per dare l’impressione che le strade siano interminabili, sono piazzati molti semafori, così che uno dice:

“Cremona sembrerebbe una città piccola invece è mezz’ora che stiamo viaggiando. Che viale grande! Quasi come un terrapieno!” Magari ce ne sono venti in duecento metri, ma la colpa del tempo che trascorre invano non è dei semafori, o almeno si pensava così, finché in via Dante non si è scoperto uno in 128 che aspettava il verde. Da circa quarant’anni. Ovviamente era ormai morto e il suo ultimo atto è stato quello di scartare una tortina Ciù Ciù Tettamanti, di cui teneva ancora la confezione fra le mani.

“Pensavo fosse daltonico” ha detto Paolino Torazzi, che si vanta di avere scoperto per primo i resti. Torazzi stava suonando il clacson da circa cinquanta minuti, quando gli è venuto il dubbio che forse il daltonismo c’entrava poco e la 128 magari era in panne. Questo significa che per quarant’anni tutti hanno aspettato che la mummia partisse, l’hanno circondata, circumnavigata, scavalcata, ma senza farsi troppe domande.

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Infatti, a Cremona, è normale rimanere fermi davanti a un semaforo verde.

La cosa può sembrare inusuale, ma quando si accende il verde si ragiona così:

  1. Sarà veramente verde o è solo la mia immaginazione? Già Cartesio aveva qualche dubbio in proposito.
  2. Sarà verde perché è davvero il momento di passare, o magari c’è un guasto nella centralina e non è ben sincronizzato?
  3. E se qualcuno mi avesse fatto uno scherzo, come fanno in certe trasmissioni televisive, dove uno con una candid camera riprende le tue reazioni quando parti? Che parti e tutti ti vengono incontro – d’accordo con il regista – simulando un pericolo di incidente?
  4. Ieri non mi sembrava che il rosso durasse così poco. Quindi il primo verde potrebbe essere un colpo di coda del rosso.
  5. E se fosse, poniamo, veramente verde, ma qualcuno passasse l’incrocio col rosso?
  6. Sono un aristotelico, prediligo lo stato di quiete.
  7. Ho sentito di uno che è passato con il verde appena scattato e gli è venuta la sindrome di Tourette.
  8. La tendenza cool per i prossimi mesi è aspettare il giallo, poi partire.
  9. Si dice verde speranza, ma io per partire non devo solo sperare, devo essere certo. E una certezza autentica e definitiva chi me la dà? Non certo una lucina rotonda.
  10. Metti che appena parti col verde entri all’improvviso in un mondo parallelo. Come fai a tornare indietro, eh? Non certo con una semplice retromarcia.
Torneerò tardi. Anzi, non so se tornerò.

Tornerò tardi. Anzi, non so se tornerò.

Questi e altri innumerevoli dubbi sono indicatori significativi di quella che è universalmente riconosciuta come sindrome del semaforo verde.

Chi è affetto da tale sindrome non solo tergiversa davanti al verde, ma non si fida di nessuno, nemmeno dei familiari. Per esempio vede la moglie verde e si chiede se sia vero o se sia solo la sua immaginazione. Di notte fa sogni senza diritto di precedenza e diventa paranoico se passeggiando scorge semafori con giallo lampeggiante. Talvolta telefona ai vigili, che naturalmente gli dicono che è normale, ma il pensiero fisso è che sia una congiura dei comunisti, ammesso che ne esistano ancora, o un tentativo alieno di ipnosi collettiva.

Praticamente la sola certezza di chi è affetto dalla SDSV è il rosso. Nella mia città quando c’è rosso tutti sono sorridenti e rilassati, non strizzano il volante, si guardano intorno, contemplano gli alberi in fiore e i terrapieni. Sperano in uno stato di rosso eterno, dove l’immobilità è una certezza. Non accadranno mai incidenti, mal d’auto, forature. Una certezza così consolante che qualche raro esemplare di homo staticus compra una macchina solo per tenerla in garage e poi per non rovinarla gira in bicicletta. Esistono ancora fiat millecento da sogno, a chilometri zero.

Ma si sa, il mondo gira, si evolve, muta in continuazione e così a un certo punto il rosso diventa verde. Nella città delle tre T il verde è equiparabile all’argento, o al marrone terra di Siena: per il codice della strada non significa nulla. I clacson sono sacri, non si toccano, non si sfiorano, fin da piccoli si viene educati a non toccare il clacson, potrebbe portare alla cecità. A volte senti un clacson e guardi in alto, come se fosse il rumore di un aereo, perché non ci sei abituato, oppure sei a tavola, senti un clacson ed esclami: “Salute!” Molti pensano che il clacson sia un complesso di organismi acquatici. Una distinta signora è convinta che sia un ballo cubano e ha riso coprendosi la bocca con le dita.

Tuttavia un manipolo di progressisti osa sfidare la cecità. Pigia il palmo sul volante, un rumore assordante si leva nella via. Il portatore di SDSV scende tranquillo dall’auto, raggiunge chi gli ha suonato e gli propina una ramanzina sull’inquinamento acustico. “Ma lo sa che i suoi organismi acquatici superano i novanta decibel e i bambini che ora si trovano sulla strada un giorno saranno tutti sordi?”

Una soluzione proposta per limitare la sindrome da semaforo verde che sta falciando gli automobilisti è la rotatoria, una torta di cemento lievitata in mezzo a un incrocio, finanziata dall’Unione Europea, tanto che qualcuno le fa costruire anche in casa, soprattutto nella zona giorno, dove quotidianamente rischiano la collisione chi corre in bagno e chi corre a spegnere un pollo che si sta carbonizzando nel forno.

Anche le rotonde però creano episodi morbosi e potenzialmente tossici. Per esempio c’è chi soffre del mal di rotonda e deve scendere a vomitare. Altri soffrono di disorientamento e una volta infilata la rotonda non sanno come uscirne; non è raro trovarci bivacchi sopra: tutta gente che si è persa, ma che non ha il coraggio di affrontarla nuovamente. Questo a sostegno di quella corrente filosofica che appoggia la tesi che la rotonda non è ferma, ma gira intorno alle macchine, provocando sfasamenti spaziali anche molto gravi.

uscire di lì

Usciamo stasera? Dalla rotatoria, intendo

Il 3,2 per cento degli intervistati dalla Doxa vorrebbe rotonde quadrate e vie meno squadrate, mentre il 9 per cento al posto della rotonda ci vedrebbe bene una statua della libertà di impegnare l’incrocio. In sostanza non è detto che una rotonda guarisca l’autista dalla sindrome del semaforo verde; potrebbe anzi crearne una nuova, offrendo la cancellazione di permessi e divieti propri di un semaforo, cosicché l’autista si sentirebbe gravato dal libero arbitrio e in definitiva incapace di prendere una decisione autonoma. Buona parte della popolazione vota per i cavalcavia, che però sono molto costosi, una minoranza vie che cavalcano, soluzione ecologica, ma di difficile realizzazione. L’amministrazione ha pensato bene quindi di soprassedere e attendere tempi migliori, ma soprattutto idee più chiare.

La vedova della mummia della 128, sopraggiunta sul luogo del ritrovamento del marito, ha depositato un mazzo di fiori, poi è risalita in macchina a pregare, aspettando il verde.

Perché i ghiacciai si stanno sciogliendo

Lo scioglimento dei ghiacciai non sarebbe solo conseguenza del riscaldamento globale, ma dell’azione di mercenari.

Lo testimonia il ritrovamento nel 2010, nei pressi di Norilsk, di un uomo completamente congelato, che stringeva un phon Parlux fra le mani.

Norilsk si trova in Siberia e quando fa caldo si è a dieci sotto lo zero. Perché quest’uomo si era avventurato fuori città, in canottiera e calzoncini corti di raso? L’FBI e la CIA avviarono un dossier segreto, che finì fra le mani di Giovanna, la mia dirimpettaia, confidente ufficiosa molto autorevole. È assodato che un nutrito gruppo al soldo dei palazzinari dell’Eurasia sta cercando di sciogliere i ghiacciai, sia a nord che a sud del globo terrestre, per comprare terreni edificabili a prezzo stracciato e costruire alberghi e resort.

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Come si distinguono i mercenari: di solito hanno la permanente o i bigodini, perché nella pausa pranzo il cibo è surgelato e quindi immangiabile e con il phon non è che puoi fare molte cose, oltre che scaldarti e farti una messa in piega.

Sono difficili da individuare, perché adottano tecniche di guerriglia, si alzano molto presto al mattino e in ordine molto sparso avanzano con i phon, sparando aria calda sul ghiaccio, ma all’occorrenza si sanno camuffare da venditori ambulanti di ghiaccioli al tamarindo. Vengono pagati a cottimo e solo questo incentivo incrementa l’opera distruttrice. Infatti di solito sono disperati in preda al nervosismo e alla depressione, perché escono che c’è molto freddo e tornano a casa tardi che c’è ancora molto freddo e una volta a casa mangiano roba di frigo, riparandosi dagli spifferi gelidi delle finestre.

Attraverso l’incessante opera di demolizione dei ghiacci, ben presto in molte zone del pianeta si inizierà a soffrire la carenza d’acqua che arriva dai ghiacciai, mentre a Bangkok, New York, Amsterdam, molti si troveranno l’acqua alla porta e verranno così attirati nei nuovi resort polari, con false lusinghe di nuove El Dorado, in particolare azzeramento delle bollette idriche e vasti appezzamenti di ghiaccio in regalo.

Un altro motivo di inquietudine è la anomala transumanza della fauna.

Gli animali arriverebbero con i barconi verso sud, non trovando più al nord una ragione per mettere su famiglia, perché giustamente un orso bianco o un pinguino non hanno più motivo di rimanere in un posto dove non c’è più neve. Così orsi e foche si potrebbero addomesticare e anzi si dice che i più abbienti compreranno orsi bianchi da guardia, dando loro una cuccia-igloo e carretti di pesce, salvandoli da sicura estinzione.

pinguino equatoriale

pinguino equatoriale

Per ovviare alla deghiacciazione le proposte sono molteplici: c’è chi suggerisce di adottare un ghiacciaio, dandogli un nome e accudendolo come un figlio, chi si spinge all’ipotesi del matrimonio, sperando che un sacro vincolo scoraggi l’azione dei palazzinari. Qualcuno ha ipotizzato il sequestro immediato di tutti i phon del pianeta, sollevando comprensibili proteste da parte di chi si trova con i capelli bagnati.

Nonostante la situazione drammatica, sembra che si muovano cittadini volonterosi, soprattutto giovani, che si dichiarano paladini del pianeta Terra. Un pellegrinaggio spontaneo e incessante si registra in queste settimane con destinazione al ghiacciaio Totten, in Antartide. I cubetti di ghiaccio che i volontari trasportano negli zaini per riversarli sul luogo, purtroppo servono a ben poco, mentre sembrano più efficaci le lenzuola bianche, che proteggerebbero le distese ghiacciate e offrirebbero nel contempo valido supporto per passare la notte senza la necessità di cercare un albergo. Ovviamente non è previsto il cambio di lenzuola.

Nonostante i segnali innegabili del ritiro delle calotte polari, un folto gruppo di negazionisti, capeggiato dalla lobby dei venditori di tessilfoca, non solo sostiene che fa più freddo e anzi al mattino ci vuole un pulloverino in più, ma che presto dovremo spostarci con i racchettoni, anche nelle corsie dei supermercati. Ovviamente la comunità internazionale ha preso la distanze da tale posizione, prospettando anzi un futuro tropicale, il che sta facendo crollare il mercato del cachemire.

Come fermare i mercenari?

La risposta, discutibile dal punto di vista etico, è ovvia e banale: pagandoli più dei palazzinari. Qualche scioglitore si è pentito senza patteggiamenti perché non poteva sopportare il peso di un pianeta sbrinato, ma i più per per fare di accordi allungano un foglietto con il numero del proprio iban, perché fra il pochissimo offerto dai palazzinari e il poco offerto dagli antipalazzinari, il secondo è di gran lunga preferibile, senza contare che una giornata a phonare i ghiacci è dura, molto dura: si scivola spesso, si fanno incontri pericolosi con orsi disposti a sbranarti insieme all’asciugacapelli e poi ogni tanto spunta dal nulla un palazzinaro che ti fa fretta e ti chiede se puoi mettere il phon nella posizione due.

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Per sensibilizzare l’opinione pubblica sul riscaldamento globale si sta pensando alla giornata del ghiaccio, da celebrare nel mese più caldo dell’anno, così che ciascuno possa meditare su un mondo senza più stagioni e anzi con la natura in subbuglio. Per l’occasione si terranno conferenze sul ghiaccio, si pattinerà sul ghiaccio e si favoriranno gli incontri casuali, per rompere il ghiaccio. Ma come tutte le giornate commemorative, si commemora quando si sente la mancanza di una cosa, altrimenti non si sentirebbe il bisogno di commemorare. Infatti fra una decina d’anni il caldo record sarà normale, mentre i palazzinari avranno costruito hotel di ghiaccio sintetico nelle zone una volta polari, e spirerà verso le zone temperate ancora qualche refolo di phon, soffiato da qualche nostalgico vagante in un deserto, con l’asciugacapelli in posizione due.