Informazioni su Roberto Stradiotti

studi classici, bonsaista della domenica

Niente di importante

Ieri volevo fare delle telefonate, ma erano importanti, così ho lasciato perdere per dedicarmi ad altro.

Sono sceso al lago, a piedi. È a una distanza ottimale, perché nell’esatto momento in cui ti senti stanco, eccolo.

Al lago mi sono trovato bene, c’erano persone che avevano l’aria di non aver nulla di importante da fare.

I cani bighellonavano in gran quantità e anche loro non avevano nulla di importante da fare, mentre i cigni portavano a spasso le famigliole e quella mi è sembrata in assoluto la cosa più importante, in quel momento.

Poi mi sono accorto che passeggiare è importante, allora ho smesso e sono tornato indietro.

Il ritorno è stato più lungo e faticoso, perché è in salita. Sentivo il respiro e i battiti del cuore. A un certo punto mi sembrava di essermi sdoppiato, che quello che respirava così forte fosse un altro, un po’ più vecchio di me.

Anche quello un po’ più vecchio di me non aveva niente di importante da fare e in un certo senso l’ho sentito fratello.

In casa erano sparpagliate cose fuori posto, per terra, ma non era importante metterle in ordine, anzi davano alle stanze un’aria vissuta, che a me piace.

Mi sono seduto sul divano a osservare le cose fuori posto, una ad una.

Figlio di

Sabato, sarà stata l’una più o meno, stavo per pranzare. Era l’una o giù di lì quando la signora dell’appartamento accanto al mio ha urlato figlio di padre sconosciuto e di madre che batte, almeno nel significato, se non nei termini esatti.

Allora mi sono posizionato dietro la porta d’ingresso a origliare, lei spostava mobili sotto il porticato, ripetendo le stesse parole. Le urlava proprio, non so se perché pensava che fossi lì a origliare o per dare sfogo alla sua rabbia. Ero sicuro di essere io l’oggetto del suo disappunto, un po’ perché ero l’unica persona presente nel raggio di pochi metri, ma soprattutto perché la settimana precedente la signora mi aveva dato dello stronzo.

Sono rimasto lì un po’, volevo aprire la porta e chiedere se si riferiva a me, giusto per togliermi ogni dubbio, ma poi mi sono ricordato che avevo la parmigiana nel piatto, così sono tornato in cucina.

Tanto, ho pensato, essere figli di padre sconosciuto e di madre che batte è un’accusa un po’ generica.