Viabilità, tolleranza sottozero

La viabilità sarebbe il primo problema da affrontare, se diventassi sindaco.

Sì, un trenobus si potrebbe fare. Come l'aerobus e il filobus.

Sì, un trenobus si potrebbe fare. Come l’aerobus e il filobus.

Ora, non solo non mi sono mai candidato, ma anche se fosse, calcoliamo oltre alla scarsa espansività e alla risibile arte oratoria il mio programma per la viabilità cittadina. Non prenderei moltissimi voti, penso, ma comunque sia il problema del traffico cittadino è legato a una catena di schiavitù, anzi due.

La gente ha paura del cambiamento.

Com’è bello guidare per le strade, il papà mi portava in giro con l’automobile da quando ero piccolo. Io ho voluto la macchina a diciott’anni e subito sono pronto a regalarla ai figli, che vanno in centro in macchina, viaggiano in macchina, fanno la spesa in macchina. Proprio come me, proprio come i miei avi, dall’avvento dei mezzi a motore. Questa è una catena pesante, ma una seconda è durissima da spezzare: l’identificazione con il proprio mezzo di trasporto.

Io sono la mia automobile.

Una visione tipicamente italiana. L’automobile mi rappresenta in ogni sua sfaccettatura, nella forma dei fanali, nella potenza del motore; non mi serve tanto per viaggiare, quanto per descrivermi e presentarmi agli altri. Una forma di narcisismo a quattro ruote, condito in un’insalata di credenze e di falsi messaggi. La mia automobile sarà mia fedele compagna di conquista, mi darà successo nella tribù, mi eleverà alla posizione di capo, perché una macchina significa soldi e potere.

 

Lo sappiamo tutti di queste storie che ho raccontato, è risaputo, si dirà. Appunto, questo per dirti che se sarò il tuo sindaco sarò anche il tuo dottore, ti spoglierò dell’ego, perché le ricerche più recenti hanno dimostrato che solo chi cerca l’armonia con l’universo è destinato a sopravvivere. Lo so che non sembrerebbe, ma è così.

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Ora fingerò di essere sindaco. Attenzione. Abbassa le luci. Siediti su una poltrona scomoda e lascia quella comoda al tuo ego.

Nella città che voglio io con la macchina arrivi solo in periferia, poi hai disponibile un parcheggio gratuito. Vuoi continuare comunque con l’auto? Sappi che il 95% dei parcheggi interni alla città è riservato agli handicappati. Poco male, dici, io ci vado lo stesso e parcheggio nel parcheggio degli handicappati. Se così farai, la tua auto sarà sicuramente rimossa e quando dico sicuramente vuol dire che entrerai in un bar a prendere un caffè, uscirai e la tua macchina non ci sarà più, perché starà viaggiando verso Jakutsk, in Siberia. Per ritirarla dovrai pagare l’equivalente di cinquemila euro, oltre ovviamente al viaggio e a tutto il resto e potrai andarci solo a gennaio, dove comunque sono previsti forti sconti.

“Ma io ho il pass del comune”, dici. Impossibile, io che sono il sindaco ho dato disposizioni affinché vengano eliminati tutti i pass, anche quelli dei dipendenti comunali.

“Ma io lavoro in ospedale, o in un negozio, o a scuola. Ho figli da mandare a scuola, insegno piffero e ukulele, come faccio a trasportarli?” Ci sono minibus, tantissimi minibus, tutti elettrici, passano ogni tre minuti, ti portano dove vuoi, dalla periferia più periferica all’ombelico del centro.

“Ma io non ho trovato posto nel parcheggio di periferia”, dici. Impossibile, ci sono migliaia di posti disponibili.

“Ma io stavo andando a trovare la nonna malata.” Impossibile, tu non hai una nonna.

“Ma io soffro di mal di bus, ho il certificato medico che dice che sono allergico ai crostacei e che non posso prendere il bus”. Bene, ci sono dei distributori gratuiti di xamamina.

“Ma io quando salgo sull’autobus soffro di claustrofobia, agorafobia, xenofobia, ho un sacco di fobie, anche se non tutte mi sono state diagnosticate.”

diversità

diversità

Ecco allora che ti devo parlare dell’armonia dell’universo, dove il dolore e il piacere hanno un loro posto e un loro significato. Più che significato, sono una  necessità, per il semplice fatto che siamo umani. Quindi, se ti dà fastidio il nero o il giallo, l’odore, le voci, e preferisci invece ascoltare in macchina una compilation della Pausini, ascolterai ugualmente la Pausini, ma dentro le cuffie del tuo cellulare.

“Tu non puoi proibire la libera circolazione delle merci e delle idee”, dici. La circolazione delle merci non la proibisco, il camioncino con la mozzarella potrà ancora entrare, ovviamente il diesel sarà soggetto a un piccolo pedaggio.

In quanto alle idee, se la tua idea è entrare in città con un duemila benzina, penso proprio che dovrai lasciarlo a casa, perché le quattro ruote hanno come destinazione il parcheggio periferico. Le due ruote invece no, le faccio passare, metto un sacco di parcheggi per i motocicli, i ciclomotori, piste ciclabili che penetrano in città a livello capillare.

“Va bene, entro in città e non parcheggio, così non potrai mai portare la mia macchina a Jakutsk in Siberia, dove comunque avevo già intenzione di andare in gita, se proprio vuoi saperlo.” Forse non lo sai, ma una flotta di droni sorvola la città e individuato il bersaglio, cioè la tua automobile, lo bombarderà con una vernice rossa che sparirà solo dopo sei mesi, più o meno.

“Allora io non ti voterò. Sicuramente. Anzi sei talmente stupido che penso sai cosa? Che mi riprenderò il mio ego e la mia poltrona comoda e spero che il miglior mestiere che ti possa capitare sia il vigile o il postino, così te ne starai tutto il giorno in città in mezzo alle macchine e impazzirai di rabbia.” Non ho paura dei mestieri. Del postino o del netturbino o dell’operaio.

Ho paura per il mio mondo.veleni

Che si sgretola, fra gli oli esausti, la polvere di pneumatici, i fumi della benzina, i decibel dei motori in accelerazione, le nevrosi della guida, le spese a volte folli per mantenere un’auto.

Che è totalmente cieco, ma per scelta. Perché preferisce la comodità a un buon udito, a buoni polmoni, a buone gambe. E cos’è la comodità? Pigrizia. La comodità non esiste, oppure l’ha inventata qualcuno che deve spingere le vendite. L’uomo è movimento, non comodità e il movimento non lo danno quattro ruote con cerchi in lega.